26 gennaio 2011

OSTERIE, BUON VINO E BUGIE!

 
“.... Molta gente era seduta, non però in ozio, su due panche, di qua e di là d'una tavola stretta e lunga, che teneva quasi tutta una parte della stanza: a intervalli, tovaglie e piatti; a intervalli, carte voltate e rivoltate, dadi buttati e raccolti; fiaschi e bicchieri per tutto.” cap XIV

Ai tempi di Renzo le osterie erano luoghi dove si poteva mangiare, bere una bottiglia di buon vino e trovare ristoro in un caldo letto. Ma non solo: nelle osterie le persone si incontravano anche per parlare e per informarsi sugli ultimi avvenimenti; si veniva a formare in questo modo una clientela fissa dove tutti sapevano tutto di tutti e anche di più ( un po' come dal parrucchiere di fiducia!). Archetipo del cliente tipo: il contadinotto un po' ignorante, amante del buon vino e della compagnia. A volte facevano parte del gruppo anche mercanti o uomini di una classe sociale più elevata rispettati e adulati dai popolani, perché fonte di soggezione e di informazione, come un prestigioso telegiornale vivente. Già dall'epoca dei Promessi il gossip era assai gradito e all'interno delle locande le notizie viaggiavano a velocità supersonica, fino a crescere, gonfiarsi, esplodere in “balle colossali”.
Ai nostri giorni la compagnia fissa dell'osteria è una realtà meno diffusa, perché la gente è solita cambiare locale a seconda dell'occasione o della comodità. Qualche eccezione, però, c'è; ad esempio nei piccoli paesi con poca scelta di bar, oppure nei casi in cui si trovano gruppi di vecchi amici soliti a ritrovarsi alla stessa ora, nello stesso posto, un po' per abitudine, un po' perché affezionati a quel rituale quotidiano. Proprio come nel film ” Gli amici del Bar Margherita", storia di una compagnia di signori che frequenta l'omonimo locale.
Come oggi anche un tempo si usava fare “due chiacchiere davanti ad un caffè”, anche se all’epoca un sostanzioso pasto caldo era preferito a questa bevanda, e le osterie diventavano luogo di nascita di miti e leggende.
Quando si viene a sapere di un fatto accaduto lo si racconta ad un amico che sicuramente lo spiffererà aggiungendo particolari per enfatizzare la vicenda….. ad un altro…. che lo rivelerà ad un altro …..mettendoci del suo, e così via. In questo modo il protagonista del fattaccio diventa soggetto di azioni mai svolte prima che, come Renzo, da montanaro manifestante nella folla diviene pericoloso criminale. O almeno così lo credono tutti!

“- Non si sa; sarà scappato, o sarà nascosto in Milano: son gente che non ha né casa né tetto, e trovan per tutto da alloggiare e da rintanarsi: però finché il diavolo può, e vuole aiutarli: ci dan poi dentro quando meno se lo pensano; perché, quando la pera è matura, convien che caschi. […] Renzo quel poco mangiare era andato in tanto veleno. Gli pareva mill'anni d'esser fuori e lontano da quell'osteria, da quel paese; e più di dieci volte aveva detto a sé stesso: andiamo, andiamo.”

Attenzione dunque: non sempre le parole pronunciate in osteria sono così innocue come sembrano!

Federica Bertagnin

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