9 febbraio 2011

Lo spettro del passato si abbatte anche sull'Innominato


C’è uno spettro  più terribile degli altri, che può avere capacità catastrofiche se ci trova impreparati:si tratta dello spettro dei ricordi dei brutti momenti o dei periodi passati.
Compare sotto forma di banali gesti già visti molto tempo prima, o di parole già ascoltate e odiate. L’eco del passato  bussa incessantemente e si tenta di nascondersene, ma nell’inconscio si apre una fessura della porta. Si diventa sospettosi e si perde la fiducia negli altri, rischiando di peggiorare la situazione.Si  vorrebbe estirpare il problema alla radice, ma quello rimane là, senza soluzione. E’ come avere il pranzo fermo sullo stomaco senza sapere come spostarlo da lì…e senza avere nessun “Effervescente Brioschi”! Dico tutto ciò perché non mi sento lontana da questa situazione.
E se io vi dicessi che anche l’Innominato aveva un problema simile,ma forse al contrario?
Egli era sempre stato forte, attratto dalla sfida e dalla fama che essa portava, ma soprattutto dal rispetto e dalla sottomissione che pensava di potersi guadagnare compiendo i più spregevoli delitti, le più impossibili missioni che a un uomo tranquillo non sarebbero nemmeno passate per la testa.
Si sentiva, insomma, forte delle sue azioni e più ne compiva più gli pareva di circondarsi di un’aurea di mistero, devozione e timore reverenziale che lo  poteva proteggere e immunizzare dagli altri.
Un vero e proprio tiranno. Come tale, però, dietro alla sua audacia e al più totale menefreghismo della normale vita umana e delle sue leggi, nascondeva altrettanta debolezza.
Infatti, dopo essersi impegnato con Don Rodrigo nel rapimento di Lucia, la sua fortezza mentale cominciava a cedere; e non su un qualsiasi punto insignificante, ma sulle più basilari fondamenta. Gli pareva di sentire dentro di sé una vocina che noi chiameremmo coscienza e che Manzoni individua subito come la voce divina che lo chiama, per cambiare prima che sia troppo tardi!


Quel Dio di cui aveva sentito parlare, ma che, da gran tempo, non si curava di negare né di riconoscere, occupato soltanto a vivere come se non ci fosse, ora, in certi momenti d'abbattimento senza motivo, di terrore senza pericolo, gli pareva sentirlo gridar dentro di sé: Io sono però.
L’Innominato è comunque ancora abbastanza convinto di sé e cerca di ripudiare, nascondere e allontanare i propri pensieri e per distrarsi fa chiamare un suo fedele servitore e lo invia da Egidio, uno sciagurato collaboratore che avrà il compito di organizzare il rapimento di Lucia.
Crede, infatti, che sia utile cercare di mantenere il proprio vigore e non trasparire la nuvola temporalesca che si sta abbattendo sulla sua coscienza e che sta smuovendo tutte le sue certezze.
In realtà sarà proprio Lucia uno degli elementi della sua conversione.
In comune con lui credo di avere solo la paura di cambiare, di mostrare quello che provo dentro senza essere fraintesa dagli altri.
Lascio la parola a chiunque abbia una qualche esperienza simile e voglia provare a condividerla o a chi ha qualcosa di possibilmente utile da dire.

Debora Carolo

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