2 maggio 2011

RAZZIE: OLTRE AL DANNO LA BEFFA!


..Ciò che c'era da godere o da portar via, spariva; il rimanente, lo distruggevano o lo rovinavano; i mobili diventavan legna, le case, stalle: senza parlar delle busse, delle ferite, degli stupri. [...] Non trovando piú da far preda, con tanto piú furore facevano sperpero del resto, uciavan le botti votate da quelli, gli usci delle stanze dove non c'era piú nulla, davan fuoco anche alle case; e con tanta piú rabbia, s'intende, maltrattavan le persone; e così di peggio in peggio, per venti giorni...”


Ladroni, sciacalli, mercenari, pirati, predoni, razziatori, briganti: sono loro i protagonisti di questa storia. Il racconto inizia con la nascita stessa dell'uomo e trova sviluppo quando l'essere umano impara l'arte bellica e con essa pratica la razzia. Il conquistatore non si limita ad avanzare e a combattere nei territori stranieri con il proprio esercito, ma dopo aver vinto il popolo nemico lo deruba di ogni suo bene, spargendo terrore e distruzione.
Anche gli antichi Romani, in seguito alle loro battaglie, saccheggiavano le città conquistate e spartivano il bottino ottenuto- complessivo di oro, armi, servi, donne- tra i combattenti, usanza che viene testimoniata, ad esempio, ne “ L'Iliade”.
La storia continua con la celebre razzia della Basilica di san Pietro a Roma nel' 846, messa in scena dai Saraceni. Proprio dopo questa depredazione venne progettata e costruita la cinta muraria che protegge il Colle Vaticano e san Pietro.
Nel 934 i Saraceni sono ancora i protagonisti della “favola” saccheggiando Genova con una flotta di 20 navi, tappa saliente della calata araba nella penisola italiana.
Non sono solo gli Islamici a compiere incursioni di questo tipo, ma anche i Cristiani che, durante le Crociate per la liberazione di Gerusalemme, razziano le città che incontrano e la stessa città santa. Si ricorda in particolare la quarta crociata durante la quale la rotta venne modificata e gli eserciti giunsero a Costantinopoli che saccheggiarono e derubarono.
Nel 1527 i Lanzichenecchi, soldati mercenari provenienti dalla Scandinavia, mettono a ferro e fuoco Roma nel celebre “Sacco di Roma”, uno dei più famosi della storia.
L'esercito scandinavo compare anche ne “I promessi sposi”; la calata dei lanzichenecchi avviene quando Milano è messa in ginocchio sia dalla carestia che dalla peste bubbonica. I mercenari distruggono ciò che la malattia o la fame aveva risparmiato, rendendo ancora più debole la capitale lombarda.

Saccheggi di questo tipo non avvengono solo nei romanzi o nell'antichità, ma anche ai nostri giorni ed è per questo che questa storia non ha un finale.
Nel novembre 2010 la città di Vicenza è stata vittima di una grande alluvione che ha distrutto molti quartieri. L'acqua è penetrata nelle case, nei negozi, nelle scuole, nelle vite delle persone. In un momento di così grande difficoltà e disperazione i lanzichenecchi della nostra era hanno approfittato della situazione. Si sono verificati ripetuti atti di sciacallaggio in quasi tutte le zone della città. Questo è accaduto anche nelle realtà di disperazione dell' Abruzzo e di Haiti dopo la distruzione portata dal terremoto. Ecco perché le razzie non sono un capitolo chiuso
I saccheggi spogliano chi rimane ( i vinti- dall'esercito nemico, dalla peste, dall'acqua del fiume impazzito, dalla forza sovrumana della Terra) delle poche risorse per ricostruire la propria vita, della propria dignità; violentano l'uomo senza più nulla, come se la guerra non fosse stata abbastanza. Oltre al danno, la beffa!

Federica Bertagnin

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