“Ma c'era qualchedun altro in quello stesso castello, che avrebbe voluto fare altrettanto, e non poté mai. Partito, o quasi scappato da Lucia, dato l'ordine per la cena di lei, fatta una consueta visita a certi posti del castello, sempre con quell'immagine viva nella mente, e con quelle parole risonanti all'orecchio, il signore s'era andato a cacciare in camera, s'era chiuso dentro in fretta e in furia, come se avesse avuto a trincerarsi contro una squadra di nemici; e spogliatosi, pura in furia, era andato a letto.”
Calata la notte, irrompe nell'animo del Signore angoscia e tormento...
È un uomo che lotta con se stesso, poiché una conversione non è un mutamento repentino e neppure un totale rinnegamento di sé, ma un processo interno dialettico fra l'uomo antico e quello nuovo: si nota un contrasto tra due stati d'animo radicalmente dissimili: la sicurezza di un tempo nel compimento di delitti e scelleratezze senza rimorso e con il sentimento d'una vitalità rigorosa; la presenza dell'angoscia, a causa della coscienza e della memoria ripugnante del male realizzato nel tormento d'una solitudine tremenda. È una lotta decisiva tra l'uomo “vecchio”, che sta per tramontare, e l'uomo “nuovo”, che mostra i primi sintomi indubitabili della conversione.
Dopo la venuta di Don Rodrigo il tormento dell'Innominato si rivela improvvisamente in tutta la sua forza, e l'inquietudine aumenta sotto un assillo sempre più implacabile.
A esasperarlo ancora si aggiungono poi i fatti: la compassione del Nibbio, la vista e le parole di Lucia. Il breve colloquio col Nibbio è un nuovo passo verso l'aggropparsi di un tumulto interiore che non potrà non risolversi e placarsi in una decisione definitiva. Dinanzi a quella povera donna raggomitolata e tremante, egli ha sentito come non mai la miseria e la vanità della prepotenza di cui è sempre vissuto.
Sono pochi i temi letterari in grado di suscitare tanta curiosità quanto questo. Tutti noi abbiamo incontrato un racconto o un film in cui il motivo del “doppio” è presente in qualcuna delle sue svariate e mutevoli forme: storie di gemelli uno dei quali buono e l'altro malvagio, protagonisti dalla doppia personalità. Ne è un esempio la storia di “Il dottor Jeckill e Mr. Hyde”.
La crisi dell'Innominato è una crisi della volontà, di cui adesso si rende conto, e il punto decisivo per il mutamento è quando tutto quel che finora ha amato, desiderato, voluto, gli appare addirittura odioso. Risale di delitto in delitto e con crescente disperazione tutto gli appare insensato, senza un fine, una vuota corsa verso la morte. Afferra la pistola deciso a farla finita ma lo trattiene il pensiero di quell'altra vita. Non è tanto la paura dell'aldilà che lo angoscia, ma il bisogno di dare un senso alla sua vita. Improvvisamente gli tornano in mente come una promessa di speranza le parole di Lucia:
“Dio perdona tante cose, per un'opera di misericordia!”
Al mattino avrebbe liberato la ragazza, l'avrebbe riportata alla madre...ma poi cosa avrebbe fatto dei suoi giorni?
Federica Gaspari 2Ds
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