"[…]Don Abbondio stava zitto; ma non era più quel silenzio forzato e impaziente: stava zitto come chi ha più cose da pensare che da dire. Le parole che sentiva, eran conseguenze inaspettate, applicazioni nuove, ma d' una dottrina antica però nella sua mente, e non contrastata. Il male degli altri, dalla considerazion del quale l' aveva sempre distratto la paura del proprio, gli faceva ora una nuova impressione[…]"
La seconda parte del capitolo XX e l’ inizio di quello successivo dei Promessi Sposi, sono interamente occupate dal colloquio fra il Cardinale Borromeo e Don Abbondio. Il curato viene chiamato alla resa dei conti dal suo superiore per non aver celebrato il matrimonio tra Renzo e Lucia. Anche di fronte ai rimproveri, il povero cuor di leone, non capisce che il suo vero compito doveva essere quello di santificare l’ amore tra Renzo e Lucia mediante il matrimonio. Il contrasto tra i due caratteri e le due coscienze in questo breve ma significativo incontro è inevitabile. La sola cosa che unisce queste due figure probabilmente è la religione che si manifesta però in modi differenti. Don Abbondio come la Monaca di Monza, è un personaggio fondamentale per il corso della storia. Le loro azioni e i loro comportamenti hanno effetti negativi per i due protagonisti. A loro si contrappongono Fra Cristoforo e Borromeo che, invece, cercano di favorire il loro amore. Don Abbondio aveva deciso di farsi prete seguendo il consiglio dei suoi familiari che, bene avevano capito come lui, essendo così debole, non fosse in grado di farsi rispettare e quanto la chiesa rappresentasse una potenziale forma di protezione. Lo spirito religioso che lo caratterizza è superficiale e meno autentico rispetto a quello del suo superiore. Infatti il cardinale non aderisce alla religione per “consiglio” familiare ma solo dopo un lungo periodo di meditazione. Si può dire che Don Abbondio, trovandosi costretto a vivere in una società di prepotenti (quali ad esempio don Rodrigo, i bravi…), ha preso i voti per scappare dalle preoccupazioni senza però riflettere sui veri doveri ed obblighi nei confronti della comunità. Ciò che governa il suo carattere è la paura. Paura che gli impedisce di mettersi davanti alle sue responsabilità e di affrontarle, facendolo chiudere a “riccio”e scaricando le sue colpe sugli altri. Don Abbondio afferma infatti: “Il Coraggio, uno non se lo può dare”. Il cardinale Borromeo invece, rappresenta un modello religioso da seguire, per i suoi atteggiamenti dolci, gentili,cortesi e anche se qualche volta bruschi, egli era sempre ammirato e stimato da tutti.
Originalissimo! Ecco, forse questa è la parola corretta per descrivere il colloquio tra i due. Ma ancora più significative sono le reazioni e le continue scuse e giustificazioni di Don Abbondio. È anche vero però, che se non fosse stato creato questo personaggio, il romanzo sarebbe finito nei i primi capitoli!
E oggi, quando una persona non adempie al proprio compito, cerca di discolparsi come ha fatto Don Abbondio?
Segato Giacomo Filippo
2Ds
Salve a tutti,
RispondiEliminaquesto approfondimento è interessante e ben scritto.
Il colloquio descritto evidenzia il contrasto tra il carattere debole e pauroso di Don Abbondio e la forza e la determinazione del Cardinale Borromeo, che rappresenta un modello di fede e coraggio.
Di fronte al Cardinale Don Abbondio, che non aveva capito che il suo compito era quello di sposare i due giovani, afferma anche che “il Coraggio, uno non se lo può dare”.
Era stato questo il motivo per cui i famigliari, per proteggerlo, lo avevano avviato alla carriera religiosa.
Ancora oggi chi non ha la responsabilità dei propri doveri spesso cerca di ricorrere a scuse per discolparsi, proprio come fa Don Abbondio.
Sono d'accordo con te sul fatto che il romanzo si sarebbe svolto in altro modo se il personaggio di Don Abbondio non avesse avuto questo carattere.
A.B. 1
Ottimo approfondimento che mette sicuramente in risalto i profondamente diversi caratteri di Don Abbondio e Fra Cristoforo, uno spinto alla carriera ecclesiastica dalla debolezza ed uno dalla fede.
RispondiEliminaCome sappiamo durante il colloquio tra i due, Fra Cristoforo rimprovera Don Abbondio per non aver adempiuto ai suoi doveri, l'altro ammette le sue colpe riconoscendo la sua codardia ma cerca anche di far leva sulla pietà del Cardinale ricordandogli che se avesse sposato i due giovani sarebbe sicuramente morto.
Condannare Don Abbondio per la sua mancanza è facile, ma in quanti se fossero stati al suo posto avrebbero effettivamente rinunciato alla propria vita? Sicuramente non in molti.
A.F.