Dovevano essere venticinque lettori. Questo almeno è quello che pensava il buon Alessandro Manzoni quando, nel 1827, offre alle stampe la prima edizione de "I Promessi sposi". E ce lo dice pure ripetutamente nelle numerose pagine del suo romanzo. Sono passati quasi due secoli e quei venticinque lettori sono diventati molti più di 25 milioni. Un'opera nata quando interessarsi al romanzo era come dichiararsi sempliciotto e sprovveduto ha invece condizionato almeno quanto la Divina Commedia la letteratura e la cultura italiana. Possiamo proprio usare questa parola, "italiana", perchè oltre a condizionarla l'ha proprio creata. Una sorta di motore propulsore, un inpout che ha dato la spinta ad altri romanzieri ad occuparsi di questo genere considerato minore, di serie C, per donne ( e all'apoca questa era un'offesa), un genere inferiore alla lirica o al teatro tragico, i due capisaldi su cui si fondava il primato della letteratura italiana.
Ma noi ve lo faremo piacere, perchè questo romanzo scritto in tre step tra il 1821 e il 1840, con diverse revisioni e trasformazioni, scritto da un uomo che non si è più avvicinato ai romanzi e che li considerava come un errore di (semi) gioventù, è un signor romanzo. Odiato e bistrattato dagli studenti perchè se lo vedono sbattuto lì davanti sotto forma d'obbligo, mal ricordato da quanti l'hanno letto, è comunque dotato di un intreccio straordinario e di uno spessore nella descrizione dei personaggi che non ha pari. Viaggeremo un po' alla volta, per quasi un anno, tra le pagine di questo romanzo. Ci soffermeremo su alcuni personaggi, sui problemi dell'epoca, sulle descrizioni di luoghi e paesaggi, ma soprattutto faremo di tutto per riuscire ad attualizzare il più possibile il contenuto. Quel Renzo, così genuino e simpatico, personaggio in cui molti tendono ad immedesimarsi, e quella Lucia, spesso antipatica nella sua immobilità, o ancora quel Don Abbondio, pretino di campagna incapace di prendersi le proprie responsabilità, ci faranno compagnia. Ma non pensate che dovremmo per forza andarci d'accordo, perchè con alcuni ci arrabbieremo, li prenderemo in giro e proveremo ad immaginare come potrebbero essere oggi i loro cloni moderni. Perchè è pur sempre vero che un Don Rodrigo, un Cardinale Borromeo, un'Agnese, anche oggi esistono, ma hanno altri nomi. E gli innamorati che devono scontrarsi con le famiglie di origine per arrivare all'altare ci sono ancora, anche se meno di un tempo.
Un'opera insomma che ha voluto far riflettere, in un'epoca in cui l'Italia sembrava non rendersi conto che era necessaria una presa d'atto della propria situazione politica, perennemente in balia degli stranieri pronti a conquistare, e della propria condizione di bisonti irremovibilmente statici, incapaci di guardare avanti e cercare di accordarsi per unirsi, per trasformare una nazione fatta di stati e staterelli di dominio estero in una vera e propria potenza.
E Manzoni critica, sottilmenete e senza prendersene la responsabilità (pensiamo allo stratagemma del finto ritrovamento della versione originale) e le sue critiche muoveranno gli animi dei lettori......che un po' alla volta si renderanno conto che anche un libro può educare e far riflettere.
Anche per noi "I Promessi sposi" serviranno a ciò? Forse no, probabilmente no, ma ci faranno capire quanto un opera può cambiare il destino di una nazione, e di una cultura.
Simone Ariot
Un'opera insomma che ha voluto far riflettere, in un'epoca in cui l'Italia sembrava non rendersi conto che era necessaria una presa d'atto della propria situazione politica, perennemente in balia degli stranieri pronti a conquistare, e della propria condizione di bisonti irremovibilmente statici, incapaci di guardare avanti e cercare di accordarsi per unirsi, per trasformare una nazione fatta di stati e staterelli di dominio estero in una vera e propria potenza.
E Manzoni critica, sottilmenete e senza prendersene la responsabilità (pensiamo allo stratagemma del finto ritrovamento della versione originale) e le sue critiche muoveranno gli animi dei lettori......che un po' alla volta si renderanno conto che anche un libro può educare e far riflettere.
Anche per noi "I Promessi sposi" serviranno a ciò? Forse no, probabilmente no, ma ci faranno capire quanto un opera può cambiare il destino di una nazione, e di una cultura.
Simone Ariot
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