“..E per questo, soggiunge l'anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio. È tirata un po' con gli argani, e proprio da secentista; ma in fondo ha ragione. Per altro, prosegue, dolori e imbrogli della qualità e della forza di quelli che abbiam raccontati, non ce ne furon più per la nostra buona gente: fu, da quel punto in poi, una vita delle più tranquille, delle più felici, delle più invidiabili; di maniera che, se ve l'avessi a raccontare, vi seccherebbe a morte..”
“E vissero tutto felici e contenti..”. Questa frase, sentita e risentita, è la fine adatta anche per i Promessi Sposi. Renzo e Lucia, superati gli innumerevoli imprevisti e ostacoli, riescono finalmente a coronare il loro sogno d’amore; la loro vita diventa felice, senza troppi problemi, e soprattutto normale!
Un classico finale da favola, degno di una storia così travagliata. I “piccioncini” si giurano amore eterno, i cattivi vengono perdonati, la fortuna gira..e gli ignavi restano tali e quali.
Ogni cosa si trasforma in quel perfetto lieto fine che Renzo e Lucia sognavano da quel lontano 1628: arriva il trionfo del bene sul male e i Promessi vengono premiati per aver sopportato le prove imposte loro dal destino.
Così anche nella vita di tutti i giorni le persone aspettano l’arrivo del “momento felice”, quella sensazione di problemi risolti, serenità, nulla per cui preoccuparsi. La vita, però, spesso è tutto il contrario, anzi forse è altalenante, ancora peggio. Un momento si è in paradiso e il momento dopo sembra crollato tutto il mondo felice che si era costruito. I periodi pieni di problemi sembrano troppi, tutto è frenetico e appena si trova un secondo per liberare la mente, ecco che ritorna il pensiero dell’appuntamento, del lavoro non finito, dell’amico arrabbiato, del brutto voto nel compito.
Renzo e Lucia potrebbero però essere d’esempio. Un esempio di perseveranza e sopportazione. Insieme, seppur lontani, sono riusciti a sconfiggere con il loro amore i capricci di Don Rodrigo, la codardia di Don Abbondio e hanno superato le più difficili prove per arrivare al tanto sognato traguardo finale. Bisognerebbe imitarli, pensare che un lieto fine esiste sempre e che le montagne che si innalzano nella vita non sono mai troppo alte da non poterle superare. Impegno, costanza e forse un po’ di fatica, il dulcis in fundo c’è, ne sono convinta! E voi, pensate che la felicità delle favole possa esistere davvero?
Sara Adami
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