“…ah Dio mio! Ah che assassinamento è questo!……Per amor di Dio, fatemi dar da bere; ma insieme: non so niente, la verità l’ho detta. Dopo molte e molte risposte tali, a quella freddamente e freneticamente ripetuta istanza di dir la verità, gli mancò la voce, ammutolì; per quattro volte non rispose; finalmente potè dire ancora una volta, con voce fioca: non so niente;la verità l’ho già detta. Si dovette finire, e ricondurlo di nuovo, non confesso, in carcere.!”
La storia di Guglielmo Piazza e GianGiacomo Mora è uno dei tanti esempi che mostrano fino a che punto può arrivare la follia umana quando a causa di disastri entra in gioco la salute, anzi la vita di una comunità.
Siamo nella Milano del 1630, una Milano stremata, messa a K.O. da una malattia contagiosa che strappa di giorno in giorno la vita a centinaia di persone e di cui non si conosce né l’origine né tanto meno rimedio: la peste.
La paura della morte, il dolore, la fame e la debolezza che ne conseguono paiono aver fatto perdere totalmente la ragione e ogni valore umano alle persone che iniziano a credere a fatti che, come l’esistenza degli untori, sono privi di qualsiasi fondamento ed è proprio in questa situazione assurda, in cui non si può nemmeno passeggiare vicino ad un muro per ripararsi dalla pioggia senza il rischio di essere accusati di aver unto , che compare la tortura.
Infatti, in una simile situazione di miseria, in cui i milanesi vivevano costantemente con la paura e l’ansia, era necessario,per instaurare la calma , eliminare gli untori colpevoli di aver sparso la malattia in ogni angolo della città e con che altro mezzo si poteva fare meglio se non con la tortura?Fu così dunque che la tortura iniziò ad essere applicata come mezzo per ripristinare la sicurezza pubblica, ma il suo utilizzo fu tutt’altro che d’aiuto perché, come ce lo testimonia Pietro Verri, essa era controllata da giudici che gestendola a loro modo e piacere volevano che gli imputati confessassero la loro colpevolezza anche se innocenti.
Essa dunque costituiva un capriccio dei giudici e non uno strumento per conoscere la verità perché, anche se si continuava a confermare in lacrime o a squarciagola, giurando in nome di Dio o dei propri famigliari, la propria innocenza, si continuava a subire supplizi fino a quando non si elaborava una falsa notazione del fatto che accontentava il sadico giudice. Così fece per esempio il Piazza il quale, dopo essere stato sottoposto a vari tormenti perché continuava a ripetere la verità, ovvero di non essere mai stato a conoscenza che le mura della contrada Verga erano state unte, ad un certo punto per porre fine a tutte quelle sofferenze accusò il barbiere Mora di avergli preparato un unguento per diffondere la peste a base di sterco animale e saliva di morti.
Di episodi simili se ne verificarono di certo molti altri e tantissime furono quelle persone che, patendo e morendo per atti di cui non avevano assolutamente colpa, mostrarono come la tortura fosse uno strumento totalmente inutile e ingiusto capace semplicemente di strappare dalla bocca degli imputati non la verità, ma un sacco di menzogne.
Tuttavia a quanto pare la morte di molte persone e le redazione di libri che condannano la pratica della tortura sembrano non aver scomposto tutta l’umanità, ma solo una parte di essa perché al giorno d’oggi, nonostante siano passati 381 anni e il mondo si sia evoluto, la tortura non è un brutto ricordo del passato, ma appartiene ancora al presente.
Infatti, secondo i dati di Amnesty international sarebbero ancora 150 gli stati che aderiscono alla tortura e ciò che è sconvolgente è che alcuni di essi sono democratici e molto sviluppati.
A parer mio la tortura dovrebbe essere abolita perché non serve a dar luce a un caso, non dà ripristino all’ordine violato e tanto meno non ha un valore correttivo nei confronti del reo perché se quest’ultimo è innocente, tale punizione accrescerà solamente il suo odio nei confronti delle istituzioni. E poi scusate ma io mi chiedo: come può una persona condannare un individuo ad essere torturato se quest‘ultimo sostiene di essere innocente?. È vero che i criminali tendono di solito a smentire le proprie accuse, ma cosa spingono i giudici ad avere così tanto coraggio?
Francamente, se io fossi accusata di aver ucciso una persona e dovessi essere sottoposta a tortura per confessare di essere la colpevole, subito io mi inventerei di aver compiuto il delitto, anche se magari a quell’ora mi trovavo nel divano di casa mia a guardarmi pacifica la tv con davanti un sacchetto di pop corn. Dunque, la tortura è solo uno strumento che non reca alcun effetto positivo, ma solo dolore e menzogne e sinceramente, anche se ormai ci sto pensando da più di qualche giorno, non riesco a trovare nessuna ragione che possa giustificare la sua pratica così crudele ed ingiusta.Voi per caso riuscite a trovarne qualcuna?
Valentina Bastianello 2^Dls
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